BTT-BIOPLASTIC
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BTT ha fondato la sezione BIOPLASTICHE nel 2013 dopo un lungo periodo di studio e di promozione a partire dalle biofibre e dalle fibre naturali per impieghi tecnici. Per il lancio della sezione è stata scelta la collaborazione con la società di HongKong Wingram, azienda specializzata nella produzione di resine biobased resistenti alla temperatura di ebollizione dell’acqua e quindi in grado di venire incontro alle varie esigenze sia nel campo dei contenitori per alimenti che dei manufatti per impieghi industriali e per quelli destinati al contatto con la pelle.
Cosa è un biopolimero – un’opportunità industriale
È un errore spesso fatale e purtroppo ancora frequente, considerare le bioplastiche alternative alle plastiche da idrocarburi. Esse sono assimilabili in diversi campi di applicazione ma hanno peculiarità proprie che, nelle applicazioni destinate alla alimentazione e alla salute, possono essere addirittura superiori. Le bioplastiche o ecoplastiche rappresentano, soprattutto per Paesi ad alto tasso di sviluppo come l’Italia, un’opportunità unica per rivitalizzare un settore spesso inflazionato, in particolare per la produzione di oggetti e fibre dall’alto valore aggiunto e le peculiarità della materia che è priva dei pericolosi ftalati, cancerogeni, già presenti nella maggior parte delle plastiche sintetiche. I biopolimeri non contengono inoltre additivi pericolosi per la salute come il bisfenolo.
![biopolimeri](https://www.bttfibre.it/wp-content/uploads/2014/01/polimerimix.png)
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Le bioplastiche
Con il termine bioplastiche si intendono le materie prime termoformabili, assimilabili alle matrici sintetiche di origine petrolifera, che presentano almeno 1 delle 2 caratteristiche identificative e comunque sempre la seconda: l’origine vegetale (biobased polymer) e la biodegradabilità (biodegradability). Tuttavia in tema di Sostenibilità occorre anche considerare lo sviluppo in corso di una terza categoria di biopolimeri: quelli di origine vegetale ma non biodegradabili impiegabili soprattutto per le applicazioni industriali destinate a durare nel tempo o impiegate per le particolari prestazioni che possono offrire. Manca tuttavia una normativa di riferimento che elimini le ambiguità e la confusione generata nei consumatori e utilizzatori dei biopolimeri (idro-degradabili) con i polimeri sintetici a cui sono aggiunti additivi atti a favorire la loro disintegrazione e successiva biodegradazione (oxo-degradazione).
Biodegradabilità e compostabilità
Occorre fare riferimento a una delle poche regolamentazioni esistenti nella EU: un prodotto biodegradabile NON è compostabile se non si trasforma chimicamente in ammendante per uso agricolo nel ciclo di massimo 3 mesi (legge 13432). Con il termine di composto si intende più specificatamente: prodotto ottenuto dalla degradazione batterica dei rifiuti solidi urbani (rsu) e utilizzato in agricoltura come fertilizzante (dizionario garzanti 1987). La Comunità Europea nella direttiva sul packaging 9462 fa riferimento allo standard EN13432 come prova della compostabilità di un prodotto. I materiali o i prodotti finiti che fanno riferimento a questo standard devono avere delle caratteristiche molto particolari:
- non devono danneggiare il processo di compostaggio
- devono favorire un’alta qualità del compost
- devono garantire un’applicazione sicura del compost
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caratteristiche | biopolimero | Ecoplant |
Alta temperatura | Pla (compostabile) | HRS – BOPLA |
Alta temperatura | Psc (biodegradabile) | S70 – S72 – S73W |